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Firenze insolita e segreta

a cura di Carlotta Martelli Calvelli

Firenze custodisce moltissimi segreti tra le sue vie e nella sua stupefacente storia. Curiosità, leggende e miti serpeggiano tra i secoli per giungere a noi e farci riflettere e molto spesso divertire.
Abbiamo raccolto undici tra le curiosità più insolite che riguardano la città, molte delle quali da ricercare in una passeggiata o in un bellissimo ricordo.


Le buchette del vino
In giro per la città è possibile scorgere piccolissime finestrelle in legno sospese su alcuni muri e a lato dei portoni di ristoranti o abitazioni. Si tratta delle “Finestre del vino”, ovvero passaggi strettissimi attraverso i quali, in tempi antichi, venivano serviti fiaschi o bicchieri di vino. Nel Cinquecento erano, infatti, molti i signori fiorentini che possedevano poderi nei dintorni della città e che utilizzavano queste porticine per vendere il proprio vino ai passanti.
Oggi alcune sono chiuse, altre murate, mentre altre ancora sono utilizzate per vendere calici di vino, cappuccini o panini. Ciascuna di queste finestre è diversa dall’altra e può essere divertente cercarle in giro per la città. Per i veri appassionati, esiste anche l'Associazione Buchette del Vino, custode e testimone aggiornata dell'esistenza e dello stato di conservazione delle buchette. L’Associazione ha lavorato per mesi ad un attento censimento, che è possibile consultare online sull’omonima pagina.

La finestra sempre aperta
Andiamo in Piazza Santissima Annunziata e rivolgiamo lo sguardo verso Palazzo Budini-Gattai (anche conosciuto come Palazzo Grifoni). Sul lato destro della facciata è possibile scorgere una finestra sempre aperta, sia di notte che di giorno, in tutti i mesi dell’anno. La ragione risiede in una triste storia d’amore che vede come protagonista una coppia di innamorati del XVI secolo. La giovane coppia viveva a Palazzo Grifoni, quando la guerra interruppe il loro idillio e il marito dovette partire in difesa della patria. La moglie trascorreva tutto il giorno e tutte le notti affacciata alla finestra, aspettando che il marito tornasse a casa. Quest’ultimo però non fece mai ritorno e la ragazza non smise mai di aspettarlo. Quando la donna morì, la finestra venne chiusa, ma cominciarono a manifestarsi strani fenomeni. Per questo motivo, fu deciso che sarebbe rimasta aperta per sempre…

Le Api di Ferdinando I
Restiamo in Piazza Santissima Annunziata e avviciniamoci alla statua di Ferdinando I a cavallo, opera ultima del Giambologna portata a termine dal suo allievo Pietro Tacca nel 1608. Osservando da vicino la statua, nella parte posteriore, è possibile osservare un dettaglio curioso. È infatti presente una placca in bronzo rappresentante un’ape regina circondata da api operaie, disposte in cerchi concentrici. L’ape regina simboleggia il Granducato di Toscana a capo del quale c’era appunto Ferdinando I, mentre le api rappresentano i fiorentini, laboriosi e leali nei confronti del potere. La curiosità risiede nel fatto che sia impossibile contare le api senza toccarle o indicarle con le dita. Chi ci riesce, leggenda narra, verrà investito da tanta fortuna.



Il pietrone di Palazzo Pitti
Abbiamo tutti presente la facciata di Palazzo Pitti, costruita con il tipico bugnato, ovvero la lavorazione muraria che utilizza blocchi di pietra di circa 30 centimetri, tanto amata in epoca rinascimentale. Non tutti però avranno fatto caso che tra questi blocchi svetta uno molto più grande, lungo ben 10 metri. La sua presenza non è casuale. Si narra infatti che questa grande pietra sia stata inserita per volere di Luca Pitti, il committente del palazzo, per simboleggiare la sua grandezza e onnipotenza. Luca Pitti ne commissionò anche una seconda, molto più piccola, che aveva lo scopo di rappresentare tutti i suoi avversari, in particolare la Famiglia Medici. Purtroppo, il mecenate non riuscì a vedere il risultato finale perché morì prima che l’edificio fosse terminato. Oltre al danno, la beffa: gli eredi, a causa di numerosi debiti, furono costretti a venderlo e nel 1549 fu acquistato proprio dalla famiglia Medici.

La Madonna del Puzzo a Firenze
Andiamo in Oltrarno, in via Toscanella all’angolo con Borgo San Jacopo, per scoprire una curiosa nicchia e scorgere la Madonna del Puzzo.
Per denunciare il cattivo odore dei cassonetti della via e la maleducazione di certe persone che la usavano come gabinetto a cielo aperto, nel 1984 l’artista Mario Mariotti creò un busto in terracotta rappresentante la Madonna sconcertata dal cattivo odore. La Vergine ha gli occhi al cielo e si tappa il naso, mentre un topolino corre lungo il suo braccio. All’epoca l’atto di protesta funzionò, da lì infatti i bidoni della spazzatura furono rimossi.
Oggi la scultura è frequentemente soggetta ad atti di vandalismo, non mancano dunque le continue restaurazioni promosse, in primis, dall’Associazione “Canto ai Quattro Leoni”, fondata da artigiani e associazioni culturali con la missione di valorizzare il quartiere.

La pavimentazione stradale inventata a Firenze
Sapevate che la comune pavimentazione stradale come la conosciamo oggi è stata inventata a Firenze? Nel 1339 la patria di Dante fu la prima città europea a pavimentare le proprie strade, grazie ai generosi finanziamenti dei banchieri fiorentini. L’abbandono dei vecchi percorsi sterrati, privi di qualcun tipo di rivestimento e protezione, ispirò tantissime altre città a seguire questo esempio. Il principale materiale utilizzato per la pavimentazione fu la pietra, anche se fu portata alla luce, con scavi risalenti al 1974, un’elegante pavimentazione in cotto intorno a Piazza della Signoria, luogo in cui nel Trecento si suppone sorgesse un edificio termale di origine romana.

Il toro sulla facciata del Duomo
All’altezza di via Ricasoli, su un lato del Duomo, si può notare una curiosa testa di un bovino sulla sommità di una colonna portante. Esistono due versioni che giustificano il motivo di questa presenza. La prima sostiene che sia un omaggio da parte dei costruttori a tutti gli animali da traino coinvolti nella realizzazione di Santa Maria del Fiore, mentre la seconda è molto più curiosa, ipotizzando anche un tradimento.
Sostiene che un maestro carpentiere, che lavorava nel cantiere della Cattedrale, intrattenesse una relazione con la moglie di un fornaio, che aveva la sua bottega proprio lì vicino. Il fornaio scoprì la relazione tra i due e decise di denunciare la moglie e l’amante al Tribunale Ecclesiastico. Nonostante questo, lo scalpellino per deridere il marito tradito e ricordargli le corna subite, decise di scolpire un toro rivolto proprio verso la casa della donna!



Il balcone rovesciato di Borgo Ognissanti

Tra le curiosità più divertenti su Firenze ve ne è una relativa a Borgo Ognissanti, al civico 12. Proprio qui si può vedere un bellissimo balcone fuori dal comune: tutti i suoi elementi architettonici, infatti, sono disposti al contrario! Il perché della stranezza ha origine da un fraintendimento, o meglio da un litigio, tra il proprietario di casa, Messer Baldovinetti, e il duca Alessandro de’ Medici, Signore di Firenze. Quest’ultimo, nel 1530, aveva vietato a Firenze che le case avessero elementi architettonici troppo vistosi e ingombranti, dal momento che le vie della città erano piuttosto strette. Baldinetti però era determinato ad avere il suo bel balcone e cominciò a richiedere il permesso di costruzione in modo esasperante. Alessandro de’ Medici alla fine capitolò, rispondendo “Sì, ma alla rovescia!”.

La donna dal volto di pietra
Guardando il lato sinistro della facciata della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, all’angolo con via de’ Cerretani, è possibile vedere il volto marmoreo di una donna. La leggenda narra che si tratti della Berta. Nel 1327 lo scienziato e umanista Cecco d’Ascoli fu condannato al rogo per le sue idee ritenute eretiche. Fu arso in piazza Santa Croce, e durante il percorso che lo portava al patibolo fu costretto a sfilare per le vie cittadine, passando proprio dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore. Si dice che proprio qui supplicasse le persone per avere un po’ d’acqua e che una donna, affacciatasi alla finestra, gridasse alla folla di non dargli da bere, perché “Se beve non brucia!”. A quel punto Cecco si rivolse in risposta alla donna e le gridò “E tu di lì il capo non caverai mai”. Fu così che la donna rimase pietrificata all’istante a causa della sua maledizione!

Un portone … Brindellone
Che cosa si cela dietro uno dei portoni più alti di Firenze e che si apre unicamente un giorno all’anno? In Via Il Prato al numero 48 sorge imponente un portone in legno alto più di undici metri, incastonato tra due case. Al suo interno vi è il carro più famoso della città, il cosiddetto Brindellone, utilizzato la domenica di Pasqua. Per le strade del centro storico, infatti, sfila un carro trainato da buoi sopra il quale è posizionata una torre pirotecnica, e che giunge fino a Santa Maria del Fiore. All’interno della Cattedrale, l’arcivescovo che svolge la funzione accende un razzo a forma di colomba, che attraversa tutta la navata tramite un meccanismo a fune e, una volta raggiunto il carro, lo fa scoppiare. Ed è proprio all’interno di questo immenso portone che riposa tutto l’anno il famoso Brindellone.

Il Sasso di Dante
Concludiamo la nostra carrellata con un grande classico. Di fianco al Duomo, in Piazza delle Pallottole, sopra il marciapiede vicino a un portone, si trova un grosso masso con una targhetta che recita i’vero sasso di Dante. Si narra che Dante Alighieri si fermasse proprio in questo punto, allora uno spiazzo ancora verde, per riposare, pensare ed osservare i lavori di costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il sasso è legato anche ad un altro aneddoto che vede sempre il Sommo Poeta come protagonista e celebra la sua famosa memoria.
Un giorno, mentre era assorto nei suoi pensieri, sempre seduto sul solito sasso, un conoscente gli chiese: “Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?" - "L’ovo” – rispose Dante. Dopo un anno, lo stesso conoscente ripassando nello stesso punto e vedendo Dante ancora seduto sul solito masso, si avvicinò nuovamente e gli chiese: “co’ icchè?” - “co i’ sale!” fu la risposta pronta del Poeta.

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