Marco Predieri, in diretta dal... balcone!

Interviste Lampo a 1 metro di distanza: come vivono questi giorni alcuni protagonisti della nostra città.

Marco Predieri è attore, regista, giornalista, autore teatrale, collaboratore alla direzione artistica del Teatro di Cestello.

La tua “nuova" giornata ora che sei a casa.
La concentro a scrivere e a progettare il futuro, con spirito costruttivo… Certo con ritmi più rallentati, forse anche più “umani”, concedendomi momenti di riflessione in terrazza, per fortuna ho un bel panorama davanti. Tuttavia già un po' mi mancano le corse di tutti i giorni. Sto scrivendo una nuova commedia, credo sia un giallo, ma lo sto scoprendo strada facendo, insieme ai miei personaggi. Recupererò altre idee in tal senso rimaste nel cassetto. Mi diverto a cucinare anche le scorte che ho in casa, poi resto in contatto col mondo col telefono e i social e la sera, in piccole dirette facebook, alle 21, l’orario in cui in tutto il mondo si alzano i sipari, racconto un po' di teatro, suggerendo alcune cose da guardare on-line, perché se a teatro non ci si può andare si può fare in modo, per ora, di farlo venire a casa.

La cosa che ti colpisce di più di questa tua inedita situazione.
Quanto si diano per scontate le nostre libertà di tutti i giorni. La mia generazione, ma credo quasi tutti, ad eccezione degli anziani che sono nati durante la guerra o addirittura che l’hanno vissuta da bambini, si trova di fronte a un pericolo inedito che porta con sé restrizioni difficili da assimilare e comprendere, se non per un senso di responsabilità verso noi stessi e il prossimo. Mi colpisce la necessità di una presa di coscienza che fino a ora nessuno ci aveva mai veramente chiesto di assumere e spero che almeno questo serva a rileggere sotto una luce più intima e autentica il valore stesso del nostro essere uomini liberi in una società libera, dove dobbiamo però recuperare molto il rispetto per l’altro e le sue libertà e i diritti altrui.

La cosa che ti preoccupa di più di questa tua inedita situazione.
Quello che verrà dopo. Sul piano economico personale ovviamente, ma anche generale, sul piano culturale, della sopravvivenza stessa di molte attività e per quanto concerne il mio mondo di tutto il settore dello spettacolo dal vivo, in particolare di quello privato, che anche a me da mangiare. Mi preoccupano anche i risvolti umani. Gli appelli all’asocialità sono giustissimi per lo stringente periodo che stiamo vivendo, per proteggerci gli uni con gli altri, ma spero che non si trasformino in un'abitudine anche dopo che tutto questo sarà passato. Lasciato questo mostro alle spalle, cosa che ovviamente accadrà, speriamo il prima possibile, vorrei che restassero alle spalle anche le paure e le reciproche diffidenze. In questi giorni se dobbiamo uscire per lavoro, per fare la spesa, andare in farmacia non ci guardiamo neppure più negli occhi, non ci sorridiamo neppure a distanza. Questo mi fa male e mi spaventa e mi auguro di tutto cuore che non sia qualcosa che si insinua nei nostri nuovi costumi anche oltre l’emergenza.

Come la vedi la prospettiva, secondo te quando ne usciremo?
Non lo so, io sono un saltimbanco, mestiere che sarà molto utile quando potremo, col nostro lavoro, provare a risollevare un po’ gli spiriti, magari l’umore stesso della nostra società, compito che toccò già ai nostri predecessori nel dopoguerra, anche se neppure all’epoca l’arte dello spettacolo si fermò completamente, com’è invece accaduto oggi. Ma il nemico che abbiamo davanti è persino più insidioso. Ora la parola è alla scienza e alla medicina e dobbiamo lasciare parlare e lavorare serenamente medici, personale sanitario e scienziati, magari ricordandoci di loro anche in tempo di normalità e del valore della ricerca. Ne usciremo, di questo sono certo, e lo siamo tutti, e lo faremo con energia e voglia di risollevarci. Ce lo insegna anche la storia stessa. Mi auguro che la primavera e l’estate non tardino a venire.  

Un consiglio ai nostri lettori per passare il tempo a casa…
Essere curiosi, anche stando a casa. E’ un consiglio sempre valido. Internet è una finestra sul mondo, anche sul passato… possiamo recuperare tante cose che non abbiamo mai avuto il tempo o il modo di conoscere. Per esempio tanti attori, spettacoli, artisti che non ci sono più e che hanno reso questo nostro Paese un caleidoscopio di colori ed emozioni, ne sono stati le vitamine innescando persine il boom economico e la ricostruzione del dopoguerra. Nelle mie dirette la sera offro qualche suggerimento in tal senso. Si possono fare visite virtuali ai musei e siti archeologici del nostro meraviglioso Paese. Ci si può divertire in cucina. Io potrei per esempio imparare finalmente a fare i dolci, che è l’unica cosa che proprio non mi viene bene ai fornelli. Si può riscoprire il piacere della lettura, con la lentezza opportuna per assaporare le parole e formare nella mente le immagine che ci suggeriscono. Anche, perché no, riprendendo in mano dei classici, che riletti lontano dagli anni della scuola riservano sorprese incredibili, per esempio “I promessi sposi” …

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