L’Uomo che parlava al Sangiovese

Intervista con Carlo Macchi, giornalista e direttore di WineSurf, in occasione dei 10 anni dalla scomparsa di Giulio Gambelli.

Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Giulio Gambelli, il “maestro del Sangiovese” al quale Aset, l’associazione della stampa enogastroagroalimentare toscana, dedica da altrettanti anni un Premio riservato ai giovani enologi italiani che meglio ne sanno rappresentare la continuità e l’insegnamento. Quest’anno cerimonia di consegna a Montepulciano giovedì 24 marzo in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile. Ma altri eventi per ricordarne la figura si terranno a Firenze e in Toscana nel corso dell’anno.

Carlo, sono passati dieci anni dalla scomparsa di Giulio Gambelli, il “maestro del Sangiovese” e anche tuo concittadino e grande amico in quel di Poggibonsi… Tu nel 2016 hai pubblicato un libro “Giulio Gambelli: L'uomo che sapeva ascoltare il vino” che ne ha rievocata la storia umana e professionale. Alla vigilia delle Anteprime Toscane del Vino vuoi ricordarne in breve la figura per i nostri lettori?
Giulio era quello che potremmo definire “un uomo all’antica”. Amava profondamente il suo lavoro ma sicuramente amava di più l’onestà e la rettitudine. Non aveva studi enologici alle spalle e tutto quello che sapeva l’aveva imparato con l’esperienza e una “doppietta” naso-palato che posso definire miracolosi. Aveva avuto anche la fortuna di avere maestri importanti, uno su tutti Tancredi Biondi Santi che l’aveva preso sotto la sua ala quando era responsabile dell’Enopolio di Poggibonsi. Giulio, che iniziò a lavorare nel mondo del vino proprio allo scoppio della seconda guerra mondiale era una memoria storica sempre aggiornata: conosceva perfettamente non solo il territorio del Chianti Classico, ma era espertissimo anche di Montalcino e di Montepulciano. Aveva una memoria gustativa infinita.

Dieci anni sono tanti, ma anche pochi. Eppure ne è passato di… vino sotto i ponti. Come vedresti Gambelli oggi a confronto con le problematiche e gli sviluppi che ci sono stati e sono tuttora in corso in questo mondo?
Mi viene in mente la frase di Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo “tutto cambia perché nulla cambi”. In realtà nel mondo del vino sono cambiate tante cose, ma fondamentalmente lavorare con precisione, passione, stando attenti a quello che dice la vigna, ricercare nel vino equilibrio senza forzature, dare valore reale all’espressione del territorio, erano tutte cose che Giulio predicava e faceva da sempre e quindi sarebbe stato forse più moderno lui di molti altri.

Gambelli non ha fatto in tempo a familiarizzare con il mondo dei social e della comunicazione onnipresente. Pensi si sarebbe inserito alla sua maniera in questa nuova situazione o ne sarebbe rimasto fuori?
Per carità! Sono convinto che se ne sarebbe tenuto ben distante. Del resto Winesurf esiste dal 2006, ma lui non l’ha mai visto, anche perché non aveva un PC! Mi chiedeva solo, scherzando: “Che bugie hai scritto oggi?”. Come ho detto era un uomo all’antica ma soprattutto nel suo lavoro non avrebbe avuto bisogno di internet o dei Social.

La lezione gambelliana per “fare i vini” è oggi sempre attuale secondo te, oppure le nuove mode, le esigenze e i gusti dei mercati stranieri, la stessa crisi economica e le mutazioni nei consumi anche in epoca (post?) pandemica la rendono secondaria e marginale?
Vi faccio un esempio: una volta accompagnai Giulio in una nuova cantina che aveva speso cifre folli per vigne, cantina e consulente estero iperblasonato. Non avevano avuto i risultati sperati e allora si rivolsero a lui. La semplicità, la conoscenza, l’intelligenza, l’equilibrio non si vendono in boutique e alla fine hanno un prezzo nettamente inferiore che comprare le migliori macchine e assoldare esperti osannati. Inoltre il mercato del vino di qualità, quello in cui lavorava Giulio, oggi vuole vini precisi, territoriali, senza marche di legno: i vini di Gambelli.

Infine, indicaci un vino davvero gambelliano in circolazione che i nostri lettori ignari di lui e della sua lezione possono cercare e gustare.
Non me lo chiedere! Non mi sento di fare pubblicità ad uno perché farei un dispetto a dieci. Posso solo dire che i vini prodotti dai vincitori del Premio Gambelli sono indubbiamente molto esplicativi del modo di fare vino di Giulio. Quindi allega qua sotto il loro elenco e sicuramente i lettori si troveranno bene!

PS Scopriteli qui: www.asettoscana.it/premio-giulio-gambelli/

Nella foto Giulio Gambelli festeggiato da Vincenzo D'Isanto, Osvaldo Baroncelli e Massimo Castellani.

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