L'ORT presenta Alexander Lonquich

Il pianista e intellettuale nella doppia veste di solista e direttore. Nell'ambito di Musica Divina.

Giovedì 4 marzo, in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell'Orchestra della Toscana alle ore 21, un programma dedicato a due capolavori assoluti: il “Quarto Concerto” di Beethoven e la “Sinfonia Jupiter” di Mozart.

L'ultimo dei sei streaming di Musica Divina ha come protagonista Alexander Lonquich nel doppio ruolo di pianista e direttore. Tedesco, ma fiorentino di adozione, ha aperto il salotto di casa sua alla città insieme alla moglie, la pianista Cristina Barbuti, creando il Kantoratelier, uno spazio di ricerca sulle arti performative, la filosofia, la psicanalisi, l'estetica. Direttore artistico della Scuola di Musica di Fiesole da luglio 2020 e direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, è una figura di spicco e animatore della scena culturale oltre che pianista di chiara fama internazionale che ha lavorato con nomi come Claudio Abbado, Ton Koopman, Emmanuel Krivine e molti altri.

In apertura il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven. La sua prima esecuzione pubblica fu con il compositore stesso al pianoforte, in un concerto storico al Teatro An der Wien. Sono gli anni in cui il Beethoven prende sempre più consapevolezza della sua sordità, progressiva e inarrestabile. Questa presa di coscienza lo porta a un rapporto ancora più intimo con le note, e a composizioni che esplorano e riflettono il suo mondo interiore. È questo il caso del Quarto Concerto op.58, diverso da tutti gli altri perché l’incipit è affidato al pianoforte anziché all’orchestra: è la prima volta nella storia del genere e rappresenta una svolta epocale.

Lonquich sale poi sul podio per la Sinfonia n.41 di Mozart, altro colosso del Classicismo. Soprannominata “Jupiter” dall’impresario Johann Peter Salomon (il committente delle sinfonie “londinesi” di Haydn) per il suo carattere glorioso, fu scritta nel 1788 in soli tre mesi insieme alla n.39 e alla n.40. Le tre sinfonie sono state concepite come un ciclo unitario per un’unica serie di concerti e ciò nel secondo Settecento significava dover rispondere ad aspettative ben precise, a partire da una certa solennità. Oggi andare ad un concerto è venuto a significare, in un certo senso, recarsi in visita ad un ideale museo di capolavori del passato, ma all’epoca era ben diverso. L’attenzione del pubblico andava continuamente conquistata rendendo necessari grandi gesti di richiamo. Ecco la ragione di tanta magniloquenza, evidente ancor di più nell’ultimo movimento che, seppur ancora saldamente legato alla forma sonata, tocca l’apice dello stile sinfonico e apre la strada a una nuova era: quella della sinfonia sbilanciata verso il finale, via che nell’Ottocento, sarebbe diventata la norma.

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